L'Adige 16/11/2000
Trento (pag.21)
«Se occorre, faremo la diga di Valda»
Dellai: l´allagamento della Rotaliana non è una soluzione
Lunedì l´incarico per verificare le alternative. Tempi
rapidi
Il presidente della Provincia: «Ormai è evidente che
in Trentino vi è una reale emergenza alluvione lungo il corso
dell´Adige»
«La giunta dovrà assumersi il compito di realizzare l´intervento,
se ritenuto necessario. Le precipitazioni sono destinate ad aumentare»
«Lo studio dovrà essere consegnato entro pochi mesi.
Non possiamo aspettare oltre. Va data sicurezza alla città
di Trento»
Il
punto più stretto della vallata dove dovrebbe sorgere la diga
di Valda sull´Avisio. Sopra, il presidente della Provincia Lorenzo
Dellai
Di PIERANGELO
GIOVANETTI
«Ormai è evidente che in Trentino vi è una reale
emergenza alluvione lungo il corso dell´Adige. Gli interventi
ordinari che stiamo portando avanti non bastano. Lunedì prossimo
affideremo l´incarico ad uno studio di professionisti per verificare
le alternative possibili alla costruzione della diga di Valda. Se
per alternativa alla diga, mi si propone l´allagamento della
piana Rotaliana rispondo però che è pura follia. In
tal caso, dico che la giunta provinciale dovrà assumersi il
compito di realizzare la diga di Valda».
Di fronte all´emergenza maltempo che in un mese e mezzo ha già
fatto scattare tre volte il pericolo di alluvione della città
di Trento, il presidente della Provincia Lorenzo Dellai rilancia il
progetto della diga di Valda. «Lo studio sulle alternative alla
diga dovrà essere consegnato in tempi rapidi. Entro pochissimi
mesi. Non possiamo aspettare oltre. Vediamo cosa ci proporrà.
Dico, però, che dobbiamo essere pronti anche ad assumerci la
responsabilità della decisione della diga, se necessario, parlandone
anche alla comunità locale interessata».
Presidente Dellai, la situazione è così grave da far
temere il rischio alluvione per la città di Trento?
«Non voglio fare allarmismi. I dati oggettivi che i tecnici
continuamente mi sottopongono parlano però di reale emergenza.
Per scongiurare alluvioni non basta la gestione dei bacini idrici
esistenti, la diga di Santa Giustina e quella di Stramentizzo. È
troppo poco. la portata d´acqua dell´Adige richiede scelte
profonde, per assicurare per i prossimi decenni la sicurezza minima
necessaria alla città di Trento».
Vuol dire che state pensando ad un intervento di forte impatto (anche
ambientale) come la diga di Valda?
«Dico soltanto che, se pensiamo che l´alternativa alla
costruzione della diga può essere l´allagamento della
piana Rotaliana, è pura follia. Non è una risposta.
Ora siamo arrivati al dunque. Settimana prossima apriremo le buste
pervenute, e affideremo l´incarico per la verifica delle alternative
alla diga. Proporrò alla giunta di accorciare i tempi. All´inizio
si pensava un anno, prima di arrivare alla decisione. È troppo.
La decisione se far o no la diga di Valda andrà presa prima.
Un anno di tempo non è compatibile con la reale emergenza che
abbiamo davanti a noi».
Le opposizioni alla diga di Valda sono comunque forti. A partire dalle
popolazioni locali per arrivare a quelle degli ambientalisti. Forse
nella stessa giunta non tutti saranno d´accordo.
«Confido che nello studio si trovino reali alternative praticabili.
Se non ve ne saranno, però, la giunta dovrà mettersi
il cuore in pace. La decisione andrà presa, affrontando anche
l´opposizione della comunità locale».
Non è possibile un rafforzamento degli argini dell´Adige,
così da scongiurare allagamenti?
«L´abbiamo fatto, e lo stiamo già facendo. Ma questo
fa parte dell´ordinaria cura. È l´intero sistema
di gestione del demanio idrico provinciale che va aggiornato. Tutte
le previsioni, infatti, parlano di un forte intensificarsi delle precipitazioni
nei prossimi anni e decenni. Quindi il Trentino ha il dovere di aggiornare
le proprie difese, per evitare conseguenze».
Qual è la portata massima che l´Adige riesce a tenere?
«La portata massima che l´Adige è in grado di reggere
è di 2300 metri cubi al secondo. Oltre questo limite, fuoriesce
dagli argini. Teniamo presente che da Bolzano giunge un flusso d´acqua
che può arrivare anche a 1400 metri cubi al secondo (oltre
questo, infatti, c´è l´inondazione della Bassa
Atesina e della Rotaliana). Noi, fino ad oggi, abbiamo lavorato molto
utilizzando la diga di Santa Giustina sul Noce che ha una capacità
di portata di 172 milioni di mc di acqua. Fino a tale limite possiamo
usarla per bloccare l´immissione nell´Adige dell´acqua
del Noce (1000 mc al secondo, nella sua capacità massima).
L´altro elemento su cui facciamo leva è la diga di Stramentizzo
per regolare l´afflusso nell´Adige delle acque dell´Avisio.
Ma questo si può fare per pochi giorni».
Con Bolzano avete avviato qualche strategia di contenimento comune
delle acque?
«Insieme alla gestione dei bacini esistenti (S. Giustina e Stramentizzo),
la concertazione con Bolzano rappresenta per il momento la seconda
strategia di contenimento delle acque. Il presidio degli argini dell´Adige,
richiede per esempio una serie di interventi per la messa in sicurezza
in circa trenta punti. Su questo procederemo al più presto.
I tecnici però dicono che tutto questo non basta più.
Ecco perché occorre un aggiornamento del sistema di gestione
del demanio idrico. Vedremo se sarà o no la diga di Valda».